18 Lug Tanzania 2016
Buongiorno a tutti,
eccomi qui con altre due tacche sul fodero, prima che le sensazioni svaniscano descrivo le
impressioni di questo viaggio;
Si parte come al solito da Milano, questa volta via Istanbul e poi direttamente al Kilimanjaro airport in Tanzania.
L’arrivo non è mai facile di notte e la lunga coda all’immigrazione non facilità di certo il relax.
Si parte con il pagamento,un mare di scartoffie, una lunga serie di foto e poi finalmente ho il visto.
Le valige all’uscita vengono controllate meticolosamente e un funzionario vista la mia attrezzatura dice che devo assolutamente far passare il bagaglio dalla dogana, dove sicuramente dei solerti colleghi penso mi sfileranno un paio di centinaia di dollari.
La cosa mi infastidisce molto, sono le 2 di notte e sono un po’ stanco, faccio notare che sono nel loro paese e collaboro con il loro governo per aiutare.
Mostro la lettera di invito e in quel momento un ufficiale donna che fino a quel momento è rimasta in disparte prende il controllo ,valuta la lettera,mi guarda attentamente e mi concede l’uscita senza dazio.
Li per li non so cosa pensare ma ringrazio e mi dirigo all’uscita.
Dopo un’ora sono alla guest house, una delle collaboratrici che penso sia nel terzo sonno mi ha lasciato un biglietto con le indicazioni per il pernottamento.
Dal giorno dopo di buonora organizzo la stanza e preparo le attrezzature per il lavoro, attendo l’arrivo di Ambrogio, il project manager con il quale è in programma il lavoro ma il lavoro non è sotto casa ma bensì a 600 km da Arusha,ahi ahi altra giornata persa e altri Km seduto e sopratutto la preoccupazione per i materiali da installare.
Il terzo giorno dall’arrivo sono pronto, scarico il materiale, controllo, valuto con lo staff il posizionamento e gli ingombri del sistema e mi rilasso nel mio lavoro.
Siamo in piena savana sotto il kilimanjaro e in pieno territorio Maasai e ,si ,gli uomini e le donne sono come li vedi nei telefilm alti con molte collane al collo ai polsi e ai piedi e con ancora il loro bastone da pastore e lo spadino alla cintura. Belli e rigorosi come la terra che li nutre.
Tengo a precisare che durante il trasporto 4 delle 24 batterie vengono rotte quindi decido con lo staff di fare altri 500 Km per recuperare 4 batterie su un sito da loro dismesso, e con gli scongiuri del caso, allacciare le medesime per poter verificare il funzionamento dei regolatori di carica e gli inverter.
Tutto funziona bene, anche se con un accumulo molto limitato.
Lascio il complesso scolastico di Enduimet ,con le istruzioni e il materiale di collegamento del banco batterie definitivo, quando a settembre arriveranno le nuove, destinazione Arusha.
Lo staff di Oikos è molto giovane e mi sento bene fra di loro, anche se in alcuni momenti mi calo nei panni del loro papà.
Finita la prima fase volo interno da Arusha a Mwanza sul lago Vittoria.
Questa volta all’aeroporto incontro un driver del Cuamm medici per l’africa, Pierino.
Simpatico disponibile e parla un po’ di italiano.
Ancora una volta non so dove siamo diretti e mi affido completamente. Il viaggio dura 7 ore ma è piacevole, un misto tra savana e Meteore in Grecia.
Arrivo a Shynianga dove vengo accolto da Giada account manager di progetto, Giampiero, medico e Roberta la moglie.
Breve merenda con, grazie a Dio, un po’ di caffè all’italiana cioè fatto con la moka, e presentazioni d’obbligo.
Chiedo la mia stanza e come posso organizzarmi ma Giada con molta gentilezza mi dice che il viaggio non è finito abbiamo ancora un’ora di macchina fino a Bugisi, facendo un rapido calcolo ho passato quasi 10 giorni in viaggio.
Arriviamo a Bugisi tardo pomeriggio e incontriamo la suora che gestisce l’ospedale; chiedo di fare un giro per rendermi conto dei volumi e decidere dove piazzare il sistema.
Si opta per installare le apparecchiature e le batterie in un container modificato e pannelli sul tetto adiacente, chiedo per l’indomani di essere supportato da un tecnico locale che si occupi in seguito della manutenzione.
Detto fatto ,la suora Emanuela è un nazi, ogni sua parola è un ordine e tutti corrono.
Per la mia permanenza ho una guest house a disposizione e i pasti li consumo con Giampiero, il medico, Roberta e Giada; Roberta è una buona cuoca considerando che ha a disposizione poche cose.
L’installazione procede il giorno seguente e devo fare qualche capriola per ottenere i risultati che desiderano; durante tutta l’esecuzione ho un folto numero di ammiratori e nel villaggio vicino, afferma Giampiero, questo evento sarà motivo di discussione per l’intero anno.
La particolarità di allaccio dell’impianto mi costringe ad una diversa programmazione dei sistemi e quindi ho necessità di qualche giorno in più per i test.
Durante le chiacchiere del dopocena, Giampiero accenna ad una visita fatta in un villaggio vicino all’ospedale per verificare le condizioni di salute di un bambino e credo che questa sia l’occasione giusta per fare la differenza.
Dall’Italia un donatore mi ha affidato un piccolo gruzzolo e credo che questi siano soldi ben spesi; il bambino verrà inviato ad un centro di recupero con il nonno, suo unico parente, per le cure che si renderanno necessarie.
Il contrasto africano tra ricchezza ed estrema povertà, tra bellezza e crudeltà mi scombussola tutte le volte e non c’è mai assuefazione.
Finito anche il secondo step mi congedo dallo staff Cuamm di Shynianga e mi dirigo alla volta di Mikumi via Dodoma la capitale e Iringa sulle montagne in tutto altre 15 ore di viaggio.
Siamo agli sgoccioli fatto il rilievo a Mikumi è prossimo il rientro a casa.
Ciao Africa ,
ci vediamo presto
Fausto
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